- PUNTO E VIRGOLA -
L’AMORE NON HA SESSO
testo e foto di di Gianni Boattini
16 giugno 2016
La diversità sessuale non infetta di per sé il diritto ad amarsi fra due persone dello stesso sesso. L’amore è un sentimento mentre la sessualità è un complemento; l’amore, infatti, non si nutre di carnalità perché non è di per sé tangibile. Non nasce dalla carne e non appartiene ad un dogma religioso o sociale.
Verissimo che una coppia etero garantisce la continuità della specie umana ma non possiamo dire che una coppia omosessuale sia contro natura. Sostenere tale posizione significa mettere in dubbio, per difetto, la Natura stessa e arguire che Dio in veste di creatore ha commesso un imperdonabile errore. Se nell’opera di Dio attinente alla creazione riconosciamo errori di “contro natura” la stessa razza umana perderebbe, di conseguenza, il suo status di divina creazione declassandosi a ragione in una sommaria spontaneità voluta da un Dio approssimativo.
Sul piano sociale la coppia omosessuale, discriminata da sempre, viene confinata e appesa al capestro dei muri della vergogna. L’omosessualità è costretta a nascondersi, a non dichiararsi. Pena, la lapidazione morale o la repressione violenta.
Ma possono due individui dello stesso sesso che si amano mettere a repentaglio la proliferazione della razza umana a tal punto da essere eliminati? Nei secoli, se la memoria non ci inganna, gli omosessuali non sono mai mancati. Quindi, non è una ragione demografica. Sappiamo poi, e non possiamo negarlo, che sono coppie etero che mettono al mondo figli omosessuali. Per logica dovremmo, a questo punto, eliminare o sterilizzare da subito tutte quelle coppie etero che danno al mondo figli omosessuali. Una mattanza senza fine. Forse è una questione di polarità mistica/religiosa dove il neutro “-“ non serve a nulla? Un’assurdità, questa, non sostenibile. Ma allora cos’è che ci porta a non accettare una coppia omosessuale?
Tuttavia, è bene ricordare a coloro che credono in una fede religiosa che Dio è UNITA' e UNITA' significa, contrariamente a quello che ci viene raccontato; privo di genere.
GAY PRIDE - ROMA (giugno 2016)
foto di Gianni Boattini
GUIDONIA ROCK FEST
testo e foto di Gianni Boattini
giugno 2016
16 giugno, con un carico di decibel tenuti a bada da un team di tecnici del suono capaci di farti sentire in cassa anche la più tenue nota musicale ha inizio la seconda edizione del “Nessun Dorma - Guidonia Rock Fest 2016”. Due palchi, quello incolonnato a cattedrale per i big e il piccolo riservato ai gruppi emergenti selezionati, settimane prima, nel contest del Dissesto in Via del Barco. Una separazione non del tutto necessaria se si considera che i gruppi emergenti, musicalmente, erano dal nostro punto di vista, al pari di quelli saliti sulla mega struttura. Forse, una scelta dovuta da esigenze tecniche ma che non ha favorito a sua volta nemmeno il pubblico; costretto a spostarsi continuamente da un punto all’altro per ascoltare le band in programma. I fortunati che hanno avuto occasione di calpestare nella serata del 16 il tavolaccio dei vip sono stati i Voina Hen, Frank Polucci, LaSonda e i Fiori di Cadillac. Nelle sere successive, non abbiamo poi ben capito i motivi che hanno visto una parte dei fotografi, noi inclusi, essere messi gentilmente alla porta dopo il terzo brano musicale durante il live del Teatro degli Orrori e dei Tre Allegri Ragazzi Morti lasciando la scena ai soli fotografi “autorizzati” del workshop di Daniele L. Bianchi nonostante avessimo, tutti, lo stesso regolare pass di accesso. Pur rispettando le ragioni, piuttosto confuse, di tale decisione non possiamo negarvi, con un pò di amarezza, il nostro amichevole disappunto.
Allestito nella pineta di Viale Roma, il Guidonia Rock Fest ha dimostrato di avere, tolte le premesse soprammenzionate, le carte in regola sia in organizzazione che in qualità musicale. Affollatissime le serate. Soprattutto da giovani filospinati di percing, di tatuaggi sul corpo. Chiusi per lo più in abiti neri. Taluni, con i volti inquadrati in verniciate chiome di diverso colore. Freschi di entusiasmo, di partecipazione. Tante le famiglie, i bambini. Sotto il palco, ingiogliellati con splendide canon e nikon, molti fotografi.
Sulla scena del 16, Frank Polucci. Indefinito uomo musica che non si confina in uno stile unico. Nato in una culla di rime jazz e cresciuto tra sonorità metal, pop, elettronica strumentale, Frank Polucci, si porta dietro un bagaglio di quindici anni di esperienza confezionati in numerosi testi scritti, arrangiamenti musicali, melodie, successi. Da spacco i Voina Hen sostenuti, in prima linea, da una cinquantina di fans in delirio. Travolgente come sempre il loro cantante, Ivo Bucci, voce sconquassante carica di colpi di parole rivoltella sparati contro il sistema che sfianca, schiavizza. Una band cruda ma capace di strappare forti emozioni. Bagnati da una luce bluastra satura di rosso si materializzano in una performance stucchevole LaSonda. Instancabili, viscerali come sempre. Non da meno i Fiori Di Cadillac capaci, con il loro fluido strumentale, di predisporti la mente come un giardino zen.
La serata del 17 viene scossa da “La mia professoressa di italiano” ruggita dall’indomabile Ilenia Volpe, una rockettara che ti scartavetra le sinapsi del cervello senza troppi giri di parole. Dolce, tagliente. Con lo sguardo raccolto in una melanconia apparente Ilenia offre testi e musica conditi da adrenalina pura. Animali da palco, invece, i Sick Tamburo. Minimalisti. Con i volti coperti da neri passamontagna. Pubblico in delirio alle prime note di “Parlami per sempre”. Vertiginosa Elisabetta Imelio. Unica vittima del live dei Sick Tamburo la chitarra di Gian Maria Accusani, indemoniato per la non buona sonorità dello strumento stroncato a pezzi, subito dopo, per mano dello stesso Accusani. Con la grancassa al piede le ballate di Giancane fanno alzare al cielo i calici di birra. Nel pubblico, i più audaci iniziano a ballare. Nella mezz’ora di scena i Macchina del Fango, band romana, elargiscono un’istantanea corposa dei loro brani. Miscelato ed ipnotico resta il suono dei Blowers on Fire che dimostrano di avere tutte le premesse per dedicarsi, quanto prima, alla lavorazione di un nuovo album.
Nelle date dl 18 e del 19 la festa si infervora di gruppi come il Teatro degli Orrori dove il cantante, Pierpaolo Capovilla, forgiato alla Dustin Hoffman, impiega pochi minuti per seminare musicalmente tra il pubblico agitazione e tremori di danza. Nascosti da maschere a teschio i Tre Allegri Ragazzi Morti. Band voluta da Davide Toffolo dopo la militanza musicale legata al movimento Great Complotto pordenonese e dal batterista Luca Masseroni. I TARM, tanto per capirci, possono essere paragonati ad un farmaco salvavita da usare quando la mente diventa carente in ossigeno. Reattiva, invece, la mescola psichedelica/rock’n’roll di Le Mura che si raccontano in scenari grotteschi di urbana esistenza. Alieni, di un altro pianeta gli Etruschi From Lakota a tal punto che quando li senti suonare per la prima volta ti chiedi: ma in quale cazzo di dimensione mi trovo? Accordi puliti, poche distorsioni di pedaliera, carenza di effetti speciali. Un rock, potremmo dire, fuori moda ma che contamina anche i più intransigenti. Non ci credete? Provate ad ascoltare i brani “Cornflakes” o “Indiani”. A martello l’esecuzione dei White Thunder. Il più piccolo della band sfiora i 17 anni. Rock muscoloso fatto di note straziate in un ritmo devastante, demolitore. Sulla stessa linea gli Impatto Zero benché il canto si presenti più elaborato, profondo nei testi e moderamente meno metallico nel timbro orchestrale rispetto ai White Thunder. Sorprendono i Frame per aver offerto gratuitamente alcune copie in cd del loro singolo “Saving me”. Un gesto che il pubblico ha molto apprezzato. Musicalmente, questi ragazzi hanno, al momento, le vene zeppe di materiale promettente. Una chicca, per qualità, La Scala Shepard da degustare a piccole dosi. Per un ritardo non voluto, causato dall’incertezza del maltempo, non possiamo scrivervi sui Martingala e Il Branco. Purtroppo, non siamo riusciti ad ascoltarli e a fotografarli. Lo faremo in altre occasioni. I nostri ringraziamenti allo staff del Bigtime per i pass concessi.
GUIDONIA ROCK FEST 2016
foto di Gianni Boattini
CERRETO LAZIALE, IL SOGNO “SPEZZATO” DI FRIDA KAHLO
testo e foto di Gianni Boattini
03 luglio 2022
Non conosco le motivazioni che hanno portato gli organizzatori del progetto “Portraits on stage 2022” a decidere di programmare la serata teatrale nel centro della Piazza Guglielmo Marconi a Cerreto Laziale. E non conosco i motivi per cui il Sindaco, Gina Panci, avvocato con studio a Cerreto e Presidente/Commissario della X Comunità Montana dell’Aniene abbia deciso di inaugurare la ristrutturata Via Torricello nello stesso orario, quello delle 18:00, riservato come da programma, allo spettacolo teatrale “Il sogno di Frida”. Poca cosa se non fosse che la piazza era gremita, ai due lati, da numerose persone che con il loro brioso période estivale hanno reso difficile l’ascolto stesso della pièce de théâtre costringendo lo staff tecnico ad aumentare di volume le voci delle due attrici, Francesca Giacardi e Maria Teresa Giachetta. Ciononostante, più l’audio tecnico saliva in decibel e più la voce di piazza per sentirsi aumentava di pari passo fino ad arrivare alla soglia di una cacofonia dell’assurdo. A nulla sono serviti gli inviti rivolti dagli organizzatori alla piazza per chetarsi. Anche perché il pubblico pagante che assisteva allo spettacolo era stato, ahimé, collocato al centro di questo slargo subendo di riflesso la confusione, come dire, variegata, nostrana della piazza stessa.
Tuttavia, in questo frammento di vivace realtà italiana, il Sindaco, Gina Panci, con accanto il primo cittadino di Colleferro, Pierluigi Sanna e di altri amministratori locali tagliava a soli pochi metri da lì il nastro della rinnovata scalinata Torricello.
Finalmente, solo intorno alle 19:00, un’ora dopo l’orario previsto lo spettacolo prendeva inizio ma con alle spalle del palco, realizzato da due pedane in legno, la folla di persone che partecipava al brindisi mangereccio della cerimonia Torricello.
Fu così che in questa, oserei dire, giocosa sarabanda “Il sogno di Frida” moriva sul nascere. Calpestato da un rumore di fondo incapace di ascoltare. Sicuramente in questa frenetica successione di fatti diversi qualcosa non ha funzionato. Amarezza? È il primo pensiero che ho avuto. Un piccolo incidente di percorso non voluto? Non saprei. O disattenzione da parte di tutti? Sta di fatto che qualsiasi cosa sia accaduta ha provocato una profonda riflessione sul contesto socioculturale in cui viviamo e ancor di più su quello partecipativo. Certo, non possiamo negare che la piazza è di tutti e tutti, ovviamente, sono liberi di viverla.
CATTIVI MAESTRI - IL SOGNO DI FRIDA
foto di Gianni Boattini
scARTI DI STRADA, E LA STRADA DIVENTA FESTA
testo e foto di Gianni Boattini
luglio 2022
Forse, possiamo considerare il Festival Internazionale “scArti di Strada” uno tra gli eventi più attesi che ha sempre accolto, fin dalla sua prima edizione, tantissimi artisti da ogni dove. Comunque sia, anche quest’anno il pubblico, numeroso, non è mancato. Soprattutto, quello scatenante e scatenato dei bambini magicamente incollati davanti alle prodezze sceniche del clown, Adrian Kaye e trascinati alla danza dai ritmi della Large Street Band. Dopo due lunghissimi anni di pandemia, sofferti nel vuoto chiuso, la strada ritorna ad essere vita, incontro, abbracci, mani che si cercano che si stringono. Tuttavia, bisogna dirsi che anche in questa edizione di eventi circensi, di danza, musica, di arti visive i bambini restano comunque i veri protagonisti della festa senza togliere nulla al pubblico adulto che alla fine si è lasciato, anche lui, coinvolgere in un entusiasmo collettivo.
Con scArti di Strada l’Associazione giovanile “TesteNonTrattabili” evidenzia e mette in risalto la comunità, sicuramente la meno conosciuta, che in tempi passati come ancora oggi intrattenevano con i loro spettacoli di giocoleria, musicali, circensi, clowneria e, altro ancora, il pubblico in cambio di piccole offerte spontanee in denaro. Purtroppo, spesso, un artista di strada viene considerato un outsider, un rifiuto sociale. Incapace di adeguarsi. In realtà, essere artisti di strada, oltre ad essere una scelta personale, è anche un lavoro malgrado la cosa non possa piacere a tutti.
In questa XII edizione, come nelle altre, il percorso si è concentrato nel solito spazio tra la colonna (Colonna Miliare innalzata in ricordo del 38° miglio della via Valeria) e la scalinata (che porta ad una delle entrate del Castello Massimo). Alla Large Street Band il compito di aprire e di accompagnare, con il loro ritmi musicali, la festa. A seguire poi gli spettacoli alternati tra un punto e l’altro del percorso. L’unico fisso a pianta stabile era quello del Circo Bipolär dovuto dalla grande struttura in metallo utile, all’acrobata aerea Costanza, per poter inscenare i suoi volteggi. Irresistibile per simpatia, il clown Adrian Caye, adorato dai bambini per le sue gags elettrizzanti. Non da meno è stato poi il loro stupore nel seguire lo spettacolo del fuoco offerto da Federica in arte, The Sparkle (la scintilla). Straordinari anche i personaggi di Laura Kibel animati di vita propria da un gesticolare nascosto di mani, piedi, braccia e gambe. Abilissimi, il Duo Un Pie che hanno inscenato, davanti ad un pubblico con gli occhi sottosopra, tutta una serie di acrobazie mozzafiato. Non poteva mancare anche in questa edizione la musica che con i Los3saltos, band dai ritmi calienti in salsa reggae, ska e i Platinum, ha surriscaldato la piazza in divertenti danze, oserei dire, disarticolate ma colme di ritmi.
VICOVARO, LE COLONNE SONORE DI ENNIO MORRICONE
testo e foto di Gianni Boattini
06 agosto 2022
In un scenario alquanto suggestivo offerto dalla Piazza San Pietro si è svolto, oggi, l’attesissimo concerto dedicato al grande maestro Ennio Morricone. Sul palco, forse di dimensioni troppo piccole rispetto al numero dei musicisti, l’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta dal maestro Vincenzo Mariozzi. Nativo di Affile, il maestro Vincenzo Mariozzi, è stato anni orsono primo clarinetto solista nell’orchestra del Teatro Massimo di Palermo. Successivamente primo clarinetto nell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia. Tra le sue interpretazioni più note ricordiamo quella del Concerto per Clarinetto e Orchestra K622 di Mozart e le due sonate per Clarinetto e Pianoforte di Johannes Brahms. Numerose le sue iniziative musicali che lo hanno portato ad essere uno tra i fondatori e direttore del Festival Ernico/Simbruina di Fiuggi-Anagni, ad essere direttore artistico e musicale dei Solisti Aquilani, titolare della cattedra di Clarinetto al conservatorio di Santa Cecilia, fondatore del trio Mariozzi-Giorgilli.
Pubblico numeroso quello di questa sera. Anzi, una piazza affollatissima. Notevole poi, fin dalle prime note suonate, la grandeur artistica internazionale del nostro maestro, compositore, arrangiatore Ennio Morricone. Vincitore di premi Oscar, di Grammy Awards, di Golden Globe, di David di Donatello, di Nastri d’argento, di un Leone d’oro e di altri premi ancora.
Straordinaria, durante il concerto, l’esecuzione musicale di Mission, colonna sonora dell’omonimo film del regista Roland Joffe. Infatti, la delicatezza sonora dell’oboe rapiva, con la sua melodia, l’attenzione del pubblico che ringraziava con un applauso scrosciante. Emozionanti, le note dei brani di Malèna del regista Giuseppe Tornatore, di Nuovo Cinema Paradiso sempre di Giuseppe Tornatore e delle famose colonne sonore dei film, Per un pugno di dollari e di il Brutto il Buono e il Cattivo. Film che fecero di Sergio Leone il regista italiano più seguito dall’industria del cinema hollywoodiano. Ma anche perché Sergio Leone era riuscito ad offrire un nuovo linguaggio espressivo, narrativo fatto di inquadrature realizzate in primo e in primissimo piano. Di dettagli incrociati sostenuti da quei lunghi silenzi di dialogo che resero, Sergio Leone, un maestro del genere spaghetti-western.
Il concerto di questo sabato 6 agosto nasce da un’iniziativa voluta dall’Associazione Ernico/Simbruina che raccoglie i propri eventi musicali nelle file del tanto decantato Festival dei Borghi e delle Città Medievali.
JULIETTE ON THE ROAD
festival sguardi metropolitani
foto e testo di Gianni Boattini
11 settembre 2022
Il sudore appiccicato sui corpi, incorniciato sulle fronti, nei capelli. Le vibrazioni dei muscoli tesi nello spazio vuoto, il soffio dei respiri. La potenza dei corpi capaci di flettersi in ogni forma. E gli sguardi. Caratterizzati dal suono delle voci hanno reso la “Juliette on the road”, diretta dalla regista e coreografa, Loredana Parrella, una pièce unica nel suo genere benché il tutto fosse tenuto da una sola corda significativa che univa, che lasciava cadere, che tirava il racconto offrendo emozioni tra i ritmi della danza. Uno spettacolo di ampia levatura interpretativa è stato quello offerto a Vicovaro dalla Compagnia Twain Physical Dance Theatre (Compagnia Produzione Danza sostenuta dal MiBACT, di TWAIN_Centro di Produzione Danza Regionale), compagnia nata nel 2006 grazie alla collaborazione di Loredana Parrella con il designer belga, Roel Van Berkelaer.
In questa tragedia di William Shakespeare, il tentativo della messa in scena, diretta dalla Parrella, è stato quello di offrire a Giulietta Capuleti una possibilità di cambiare il suo destino. Di non morire. Di non uccidersi, ribaltando così facendo il suo destino. Infatti, c’è da dirsi, cosa sarebbe potuto accadere se Giulietta avesse deciso, istintivamente o volontariamente, di non uccidersi? Di togliersi di dosso quella morte di amore? Sofferta o inalata. Spesso l’amore tieni vincolati gli amanti in un limbico stato di quiete che non esclude comunque i tormenti, le ansie, le paure della perdita dell’altro, l’abbandono. Amare è già di per sé un atto di morte sublimata, di rinuncia alla propria identità per l’altro. Liberare Giulietta da un destino diverso dal pugnale ci porta ad una riflessione profonda. Ovvero, a quella di un atto di rifiuto, di non accettazione. Di un tirarsi fuori dalla storia già segnata dalle livide divergenze tra i Montecchi e i Capuleti, di sfuggire al desiderio morboso di Paride di averla come moglie. Di non essere e di non offrirsi più come vittima designata.
ER PIGNA (de pietralata)
Testo di Gianni Boattini
12 gennaio 2024
Questa storia la raccontava “er Pigna” di Pietralata. Pertanto, i fatti, i luoghi e il testo di questo racconto sono di pura fantasia perché er Pigna, come se dice, non è che era tanto affidabile. Quindi se qualcuno se dovesse riconosce in questa storia non ce faccia caso. So cose da bar. Dette tra coatti de quartiere.
“Voi diventà uno che conta? Beh, mò zio te spiega!”. Disse.
Per diventare uno che conta devi prima trovà i soldi. Un capitale di partenza. Con le rapine fai prima! Fidate. Una volta trovati i soldi scegliti un territorio. 'Na piccola contrada o borgata. All'inizio nun devi esagerà! Bastano 'na decina di persone armate per farne un tuo esercito personale. Ma questi tipi, razze di lupo lì dovrai sempre nutrì per primi se non voi morì o esser tradito. A questi, ce dovrai aggiungere poi una corte de figli de puttana a cui dare compiti e doveri di gestione e di controllo. Ma nun te fidà! Non abbassare mai la guardia. Nemmeno con i cani più docili! Riguardo il territorio scegliti quello dove er vicinato non venga troppo a romperti i coglioni. Con gli euforici, gli esaltati stringici alleanze prima di iniziarci una guerra anche perché una guerra non serve a nessuno. Indebolisce il forte e spazza via il debole. E so cazzi! Perché il forte che rimane, quando indebolito, non è più lucido come prima e te fà mille cazzate! Non devi lasciare nulla al caso. Tutti hanno uno scheletro nell'armadio e tutti per questo motivo sono quindi corruttibili. Tutti, tranne i pochi “santi”. Non fare nulla se non hai un quadro chiaro della situazione e presta attenzione a chi ti stringe oggi la mano mentre c'ha nell'altra er coltello. Agli infami non dare perdono! Loro non lo faranno.
Comunque sia, su ogni territorio ce troverai comunque sempre le istituzioni dello Stato con i suoi addetti ai lavori. Er magna, magna! Quindi se ce voi magnà pure te fatteli amici. Come? Coi sordi...a fratè! I sordi aprono tutte le porte. Quelle dei palazzi e persino de San Pietro. Ma con loro però devi camminà basso. Raso, raso! Senza alzare troppo la voce. È gente che non perdona. Con loro o finisci in galera a vita o t'ammazzano. Perché loro so la scacchiera, fraté, e tu la pedina! E tu, conti quarcosa finché lo decidono loro! Non viceversa. Co sta gente devi adesse furbo come 'na vorpe! Prima de fatteli amici devi da scovà tutto quello con cui potrai poi tenerli pé le palle! In mezzo a 'sta gente er più pulito c'ha la rogna. Quindi se hai intenzione de rompergli i coglioni non te move se nun c'hai le carte in mano! I politici? Boni quelli! Co quelli ce fai tutto! Macché te lo devo dire io? Quanno nun arrivi dove devi arrivà ce metti l'omini tua ar momento delle elezioni. Nun devi sta lì a fa caciara! Anzi l'omini tua li devi mette sempre dove vanno messi. In paradiso come all'inferno! Ma devi 'sta attento ai “santi”, che so pochi. Con quelli so cazzi! Quella è gente tosta che crede alla Legalità, alle Istituzioni, allo Stato, ai valori della Repubblica, alla Giustizia, alla Democrazia. Quelli se te toccano te fanno male sul serio! Menomale che so pochi. Ma quelli, quanno poi li ammazzi, li devi onorare e rispettare! Perché erano omini, donne...tutti e tutte di un pezzo! Non come 'sti infami fracichi che stanno dentro li palazzi d'oggi! Li mortacci loro!
Ahò! Famose a capì! Nell'orto tuo ce poi piantà quello che te pare. Prostituzione, traffico di droga, appalti truccati, illeciti bancari, aziende utili al riciclaggio di denaro sporco, traffico illecito di rifiuti tossici, sanità e altro ancora. Ma 'na stecca de sordi la devi sempre dare a tutti perché tutti c'hanno 'na famiglia da mantenere. Poi oggi, devi esse pure bravo con l'informatica, con internet. Sapessi, quello che gira sulla rete. E come se movono lì sordi, tanti sordi! Ai tempi mia non era così! Io co 'ste cose nun c'ho mai capito un cazzo! Pé questo che me tocca sempre a sta fa 'na rapina! Quindi se voi ballà scegliti sempre la musica giusta. Ma devi sempre dà a Cesare quello che è de Cesare! Nun t'allarga perchè poi so dolori!
Aaah regazzì, me porti n'artra birra! Disse er Pigna.
AMANITA MUSCARIA, IL FUNGO DELLE FIABE
testo di Gianni Boattini
10 febbraio 2024
Questo fungo, si trova spesso raffigurato nei disegni dedicati alle favole e ai film per bambini. Dipinto e rappresentato tra fate, gnomi e creature magiche. In alcuni racconti è persino abitato da fantastici personaggi. Ed è sempre circondato da una natura rigogliosa, piena di colori scargianti, luminosi. Di animaletti che saltano felici qui e là. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di quel funghetto rosso, con le macchie bianche sul cappello (in terminologia pileo) che da bambini ci ha fatto sempre sorridere, immaginare. Figurato ad oltranza nelle fiabe di Biancaneve e i Sette Nani, Alice nel paese delle meraviglie, Il mago di Oz, nelle favole nordiche e così via. Probabilmente, sarà forse un caso, ma dove nel racconto troviamo questi funghi troviamo magia, illusioni e i mondi diversi.
Tale micete, che ancora oggi viene rappresentato nelle fiabe dedicate ai bambini è, l'Amanita Muscaria. Un fungo allucinogeno, potente, che agisce sul nostro sistema nervoso centrale. I suoi principi attivi sono: l'acido ibotenico, muscazone e muscimolo. Principi che provocano a chi lo assume allucinazioni visive, olfattive e difficoltà a distinguere realtà e fantasia. È stato e viene utilizzato ancora oggi nei cerimoniali sciamanici e religiosi.