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DALLA SERRATURA

LA "GINEVRA" DI RICCARDO MORSILLI

LA "GINEVRA" DI RICCARDO MORSILLI

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testo di Gianni Boattini

06 marzo 2021

 

Riccardo Morsilli è, prima di essere un virtuoso maestro di violino, una donna chiusa ancora in un corpo di uomo ma che a distanza di anni è riuscito ad avere il coraggio e la forza di dichiararsi per quello che ha sempre sentito di essere. Oggi, Riccardo si fa chiamare Ginevra e non ha più timore di celarsi dietro le parvenze improprie di un uomo. Indossa abiti femminili, si trucca e tutto ciò lo fa senza più eclissarsi. Negarsi. È riuscito a rendersi libero anzi a rompere quella crisalide opprimente che lo separava dall'esser donna.

 

La sua carriera musicale inizia subito dopo aver ottenuto il diploma presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova (1988). Ha suonato come violinista di fila nell'Orchestra Sinfonica della Rai di Roma e in quella Sinfonica del Comune di San Remo. Tuttavia, malgrado ogni aspettativa, la sua carriera si interrompe a causa di una non regolare sicurezza economica che lo costringe a lavori di diversa natura. Parliamo qui di quando Ginevra era, all'epoca dei fatti, ancora conosciuta come Riccardo, uomo sposato e con figli. La rinuncia al violino lo porta quindi a svolgere varie attività come quella occupata in qualità di gestore in una stazione di servizio di benzina per arrivare poi a quella vissuta, in seguito, in uno stabilimento di mobili e arredi. Nel frattempo, stanco di nascondersi in un ruolo non suo, in un qualcosa di non sentito pienamente decide di rivelare, alla moglie e ai figli, ciò che aveva tenuto in sé per anni. Presenta così a loro una donna, quella donna che da sempre viveva nascosta, repressa dentro la sua anima.

 

Nel 2012 si ritrova, malgrado lei, cassaintegrata. Decide allora di riprendere a suonare il suo strumento. Ma non più nei termini e nelle condizioni avute anni prima. Sceglie questa volta, stravolgendo ogni certezza, di suonare in strada, nelle piazze. A contatto con la gente. Davanti a quella gente che prima la intimoriva perché, da uomo, non sapeva ancora come avessero accolto in seguito la sua Ginevra. Nel repertorio della violinista troviamo molti brani di musica pop senza declinare i maggiori successi della musica classica. Questo perché il pop a differenza della musica classica è più fruibile e riconoscibile per chi ascolta. Fare l'artista di strada, spiega la violinista, mi entusiasma a tal punto che difficilmente tornerei indietro su questa mia decisione. Hai, come dire, scenari diversi da quelli che trovi in un teatro o su di un palcoscenico. In strada, sai, è tutto diverso! Un giorno sei davanti a dei secchi di immondizia, il giorno dopo sei a Castel Sant'Angelo e in un altro, per dirti, ti ritrovi magari nella più remota periferia.

 

Attivista convinta Ginevra si batte, ancora oggi, in difesa dei diritti delle donne sostenendole spesso anche con la propria musica in eventi e manifestazioni. Nel suo profilo Facebook dal titolo “Il violino magico”: https://www.facebook.com/ilviolinomagico è possibile trovare un ampio excursus sulla sua attività musicale di strada. Sono per lo più foto e filmati rubati sul momento ma significativi per poterne apprezzare la qualità del suo operato.

LA MENTE...MENTE

video arte di gianni boattini

(giugno 2021)

CAST: Cassie H. McKay

ESCLUSIVA

Tutto ciò che si trova in natura non è reale ma una sensazione di essere reale

testo di Gianni Boattini

13 novembre 2021

Probabilmente, la lettura di quanto scritto qui di seguito vi sorprenderà. Magari vi farà ridere o vi farà dire “…questo è veramente tutto matto!” ma non importa. Non ne morirò! La mia teoria resta solo una teoria, un’ipotesi. Una riflessione. Strampalata, sicuramente ma non inverosimile.

 

Il nostro Universo (o meglio la nostra dimensione) contiene di per sé ogni cosa. Quello che noi realizziamo, viviamo, scopriamo non è, oserei dire, opera del nostro ingegno bensì di forme e contenuti già esistenti. Nella matrice Universo tutto É e tutto già ESISTEVA ED ESISTE. Quando noi abbiamo ideato il motore a scoppio, ad esempio, o quando siamo riusciti a trovare la tecnologia per poter volare nel cielo non abbiamo scoperto nulla di nulla perché la forma concettuale (ideazione) motore, ali, aereo, automobile erano già esistenti nel “magma” della struttura stessa. Le nostre scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato la storia dell’umanità possono essere paragonate ad una sequenza logica conducibile, non ad una scoperta come noi la intendiamo, ma ad un ritrovamento di qualcosa di già esistente, di predisposto. Una barca, ad esempio, possiamo concepirla perché È ed era già presente nella nostra dimensione Universo, in forma embrionale, già pensata come mezzo per solcare le acque. In assenza di tali contenuti non sarebbe stato possibile costruire oggi una barca. Esiste solo ciò che troviamo “di già pensato” dalla fonte Universo (nostra dimensione). Queste combinazioni, queste chiavi di lettura quando vengono rassembrate ci danno l'illusione di aver inventato un qualcosa ma in realtà non è così. Quell'oggetto, scoperta, invenzione o quel qualcosa erano già lì fin dall'inizio. Noi, non abbiamo fatto altro che “ritrovarli, ritrovarle”. Niente di più. Pertanto, nella nostra dimensione Universo possiamo fare ed essere soltanto ciò che la dimensione stessa ci permette di fare e di essere.

 

Supponiamo, semplificando che una dimensione oscilli, vibri su una frequenza di “1000 Z” (misura inventata). Di conseguenza, la matrice originatasi dalla “1000 Z” includerebbe in sé il Tutto stabilito. Senza una matrice la “1000 Z” non potrebbe esistere. Non avrebbe, cioè, una consapevolezza del proprio Sé. Pertanto, nel Tutto stabilito si trovano infinite combinazioni possibili per una determinata realtà e solo per quella determinata realtà. Ciò vuol dire che possiamo costruire, ideare, pensare ma solo in base ai contenuti del Tutto stabilito. Non potremmo partorire nulla o creare un qualcosa se questo qualcosa non fosse di per sé già inserito nelle leggi fisiche del Tutto stabilito. Anche una banale matita sarebbe impossibile pensarla se non inclusa tra il già esistente. La nostra dimensione è reale perché il nostro cervello è allineato sulla stessa frequenza. Se la dimensione Universo, per capirci, avesse una frequenza diversa sarebbe impossibile viverla, percepirla, sentirla. Al di fuori della lunghezza d’onda che va dai 400 ai 700 nm, ad esempio, l’occhio non percepisce altri colori. La velocità della luce è di 299.792 chilometri al secondo. La frequenza dell’orecchio oscilla da 20 Hz fino a 20000 Hz. Potrei darvi tante altre misure ma sono sufficienti queste per farvi capire che tutto esiste nell’esistente e che noi esistiamo grazie all’esistente.

PRIMA ERESIA E POI L'INFERNO

prima eresia e poi l'inferno
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DEFORME DUBBIO (ulteriore riflessione)

testo di Gianni Boattini - 16 gennaio 2022

Qualcuno a giusta ragione scrive che l’Uomo non è un Universo a sé ma un Microcosmo inserito nel Macrocosmo. Le letture, antiche e moderne, ci dicono poi che l’Uomo sia arrivato in questo Universo, così pare, solo in un secondo momento. Ciò vuol dire, sempre per logica, che tutto era già stabilito per accoglierlo. Per stabilito intendo dire di quelle leggi conosciute che hanno permesso al nostro Mondo di esistere e di essere. Quindi parliamo qui di un qualcosa di già pensato. Di un qualcosa di già esistente. Ora, proviamo a riflettere su quanto appena scritto. Se il nostro Universo prima di noi era già stato concepito e pensato con le sue leggi universali e non in altro modo le possibilità di azione sarebbero per noi molto remote. Se lo schema conosciuto è questo le probabilità di cambiare non ci sono perché il nostro cervello/mente segue le stesse identiche leggi concepite nel disegno originale. Cioè, io vedo e sento ciò che lui, in quanto Universo stabilito, mi fa vedere e sentire. Infatti, noi non a caso vediamo solo una gamma limitata di colori, il nostro udito non va oltre certe frequenze, la nostra mente non può andare oltre a ciò che è stato stabilito dal già esistente. Convinti, noi crediamo di pensare ma siamo in realtà già stati pensati e oltre questa soglia non possiamo andare perché siamo in Universo già concepito. Infatti, quello che noi vantiamo di scoprire, di inventare, di immaginare, di costruire è già stato pensato nei contenuti dell’Universo con cui ci relazioniamo. Quando noi, ad esempio, abbiamo creato il motore a scoppio non lo abbiamo creato in senso lato ma lo abbiamo ritrovato seguendo quelle leggi dinamiche, meccaniche già esistenti all’interno della matrice originaria Universo. Se nella matrice venissero a mancare degli elementi per costruire o inventare un qualcosa quel qualcosa di per sé non esiste e non può o potrà mai esistere. Possiamo creare pertanto solo ciò che è stato già creato e pensare solo ciò che è già stato pensato perché la nostra dimensione Universo contiene in sé la natura Umana che non è separata ma inglobata nelle sue leggi e azioni specifiche. Quindi io creo, in questa dimensione, solo ciò che è stato già creato nel Piano Stabilito e non ho la possibilità di creare altro che non sia, da lui, stato già pensato.

deforme dubbio
homo sapiens, un modello obsoleto in fase di estinzione

HOMO SAPIENS, UN MODELLO OBSOLETO IN FASE DI ESTINZIONE?

testo di Gianni Boattini

12 gennaio 2022

Sinceramente non capisco perché le letture dedicate ai bambini vengono ancora oggi accolte con grande entusiasmo visto che le stesse sono, dal mio punto di vista, piene di raggiri mentali, inganni e false illusioni. Se diamo credito alla pedagogia, materia che propone modelli e progetti educativi, tali letture dovrebbero essere riviste. Dire ad un bambino di cinque anni che alla fine l’orco crudele viene ucciso o che la strega venne messa al rogo perché si cibava di carnosi marmocchi è orribilmente orribile! Ma la cosa più terribile è che tali azioni di morte vengono sempre accolte con grande gioia dagli stessi fanciulli che le ascoltano. Il lupo, che divora la nonna nel cappuccetto rosso e che alla fine viene sventrato dal cacciatore per salvare la nonna è un altro esempio di quanta violenza si usa nelle fiabe. Ora, dire o dirci che queste favole siano comunque adatte ai bambini perché hanno una finalità pedagogica, educativa è alquanto discutibile. Nelle fiabe, stranamente, tutto è concesso dire e fare. Si usa in esse un linguaggio addolcito, sereno, gioioso, tondeggiante. Persino i momenti di paura, di violenza, di tremore vengono trasmessi con candida narrativa. Dal mio punto di vista, credo che non sia molto educativo finire le storie con un lieto fine se il lieto fine vive di queste premesse. Per me, l’identità infantile non è poi così tanto diversa da quella dell’adulto perché le due vivono e si relazionano non in società diverse ma in una stessa ed unica società dove i lupi non sono poi molto diversi dagli agnelli. Che la lettura sia fondamentale mi va bene ma il problema è come la stessa venga o sia promulgata. Sappiamo che i primi contributi educativi vengono impartiti dai nostri genitori che per difetto tentano, a torto o a ragione, di incorniciare i loro figli a loro immagine e somiglianza benché l’identità figlio non è e non sarà mai quella sperata. Nelle fiabe tutto inizia con un c’era una volta e terminano quasi sempre con un tutti vissero felici e contenti. Non importa agli autori come si sia arrivati al tutti vissero felici e contenti. Quello che conta è chiudere il sipario e far credere che lo stesso mondi le parti più dure del racconto. Non capisco quindi quanto ci sia di educativo nel leggere che un principe per riconquistare il suo regno abbia seminato guerre, uccisioni e violenze intorno a sé.

Sono d’accordo che i bambini non vanno o debbano essere traumatizzati dai nostri comportamenti ma non capisco perché poi diamo a loro delle armi giocattolo per ammazzarsi. Vogliamo tutti una società migliore senza capire che gli autori del sociale morente non siamo altro che noi. Cristallizzare le menti illudendole può essere accettabile fino ad un certo punto. Ma tra il racconto costruito con la fantasia e la realtà quotidiana non ci sono chissà quali differenze. Uccidere con l’immaginazione ha la stessa valenza dell’uccidere con il reale. Proprio perché nei racconti immaginati la narrazione si cristallizza nelle menti di chi li ascolta. Negare che gli stessi non abbiano una disposizione subliminale è alquanto sciocco anche perché la nostra società, la nostra stessa natura umana si struttura sul condizionamento della persona e sul suo modo di pensare. Quindi se concediamo al cavaliere bianco ogni azione possibile per salvare la sua amata dalle grinfie del mago nero non possiamo pretendere che questa sua reazione/azione non avvenga poi nella nostra quotidianità. La fantasia suggerisce, racconta ma i fatti e le azioni vengono sempre tratti dalla scena umana già esistente. Vero anche che le fiabe, i racconti adatti ai bambini servono a trasmettere ideali, valori, saggezza, esempi di vita ma la natura umana non è una natura di per sé divina ma di materia già pensata che vive in un mondo stabilito. L’Homo Sapiens di oggi è al pari di una struttura arcaica che si caratterizza ancora in una forma mentis obsoleta. Una mente superata che poteva funzionare, magari, secoli fa. Non più adatta ai contesti contemporanei di oggi. Finché questa creatura continuerà a narrarsi con la sua forma duale rischierà, prima o poi, l’estinzione. Ancora oggi non abbiamo sistemi sociali diversi da quelli di prima. Non abbiamo sistemi educativi, generazionali utili per attuare un cambiamento globale che porti l’Homo Sapiens a spezzare definitivamente le sue catene di carne e ossa. Perché questo siamo ancora oggi, carne e ossa. Con una mente sempre più avvizzita, disarticolata. Cerchiamo ancora un Dio in cielo e un Satana in terra senza capire, per difettosa forma mentis, che Dio non è diverso da Satana e Satana non è diverso da Dio.

DA FIGURA UMANA

DA FIGURA UMANA

CANOVACCIO A PIETRA SBRICIOLATA

testo di Gianni Boattini

4 maggio 2023

Nell’Arte, la figura umana è ed è ancora, uno dei soggetti più rappresentati. Probabilmente, perché la stessa è il mezzo più significativo nella nostra componentistica sociale, naturale e spirituale. Infatti, l’umana presenza permette alla realtà di essere reale. Senza l’umano ogni mondo sarebbe impossibile. Nel contesto religioso leggiamo che Dio ha creato l’Essere come soggetto contemplativo alla sua creazione. Questo a significare che la figura umana non è una raffigurazione di sola carne ed ossa ma la rappresentazione di un pensiero creativo originatosi da uno schema iniziale già pensato. Poco importa, nella discussione, stare ad evidenziare il chi ha creato un tale essere o forma. Anche perché la nostra mente non ha le capacità di tradurre il divino, la divinità. Non abbiamo, noi, una mente divina in senso lato ma una mente, umana.

Tuttavia, in Arte la figura umana prevale, ancora oggi, su molti altri segni, forme. Ciò ci porta a pensare a quanto questo elemento ci sia così vicino. In effetti, potremmo dire che il corpo è forse la forma più familiare con cui ci relazioniamo e con cui comunichiamo. È il noi, gli altri. E dopo la morte è il ciò che eravamo. Qualunque sia il suo scopo ci resta comunque appiccicato addosso; dalla nascita fino alla morte. Da corpo umano, dopo gli dei. Venerato a nostra immagine e somiglianza e di riflesso ad un Dio. Nelle sue raffigurazioni, l’Arte, lo pone in ogni dove. Lo costruisce in lettere e frasi nella poesia, nella letteratura, nella storia. Lo ritrae sulla tela, sulle tavole in legno, sui muri degli affreschi, nella grafia, nelle incisioni, sulla carta. Lo scolpisce nella pietra, nel marmo, nel legno. Impastandolo, idealizzandolo nella materia e nell’immaginazione.

testo inserito nella recensione della mostra bipersonale di Patrizia Di Persio - Gianni Boattini


 

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NEL GIARDINO DI LEA

NEL GIARDINO DI LEA

testo di Gianni Boattini

4 maggio 2023

Nasci mentalmente vuoto. O meglio resti in attesa di ricevere informazioni. Sei funzionale, attivo ma non ancora del tutto autonomo. Sai pisciare, cacare, nutrirti. Gesticoli braccia, gambe e piedi. Muovi la testa. Giri gli occhi. Piangi. Rigurgiti latte. Sei senza denti. Rumoreggi suoni con la bocca. A volte sorridi. Sei quello che chiamano, neonato. Ovvero una nuova mente da educare, da indottrinare secondo i dogmi famigliari, religiosi, scolastici, sociali ed istituzionali.

 

Educare, dal latino educere: trarre fuori, allevare. Solo che l’insegnamento che ricevi, a grandi linee, è ciò che i tuoi genitori hanno ricevuto dai loro genitori. E che i genitori dei tuoi genitori hanno trasmesso. E così a ritroso nel tempo è e sarà. Solo che l’educazione dei tuoi genitori è già di per sé tossica, inquinata. Da cosa? Dai modelli sociali che i tuoi, vuoi o non vuoi, hanno comunque vissuto e accettato prima di te. Modelli espressi, a loro volta, dal sistema regolatore che li controlla. Resta difficile accettare la parola indottrinamento, suona male. Educare, è tutt’altra cosa. Ma tra educare e indottrinare la linea di separazione è molto sottile.

 

Nella condizione di neonato la nostra mente è nuda. È il punto zero. È da qui che prende inizio la fase in cui riceviamo molti stimoli esterni, le informazioni, i processi di suggestione, gli elaborati emotivi, le reazioni e così via. È il momento in cui il nostro cervello immagazzina una quantità enorme di input cognitivi. E una buona parte di questi fenomeni vengono trasmessi dai nostri genitori. Dai nonni, dai parenti e dagli amici di famiglia. Poi, tutto dalla forma mentis viene registrato, memorizzato, comparato, classificato. Giorno dopo giorno la mente nuda prende forma. E così la nostra libertà, da quel momento, diventa una libertà condizionata. Che dapprima segue la linea di pensiero genitoriale. Non nostro. Pensiamo e ci comportiamo come degli avatar chiusi in una dimensione insegnata e non da te pensata. Fatta di regole farcite nel seno bonario di una democrazia credibile.

 

Poi viene la scuola. La didattica. La cosiddetta scolarizzazione. Dove le guerre vengono contraffatte come necessità storiche. I genocidi camuffati da incomprensioni avverse. Le religioni utili nel santo nome di Dio. Gli assassini politici come atti di fede ideologici per la libertà dei popoli, il razzismo a beneficio della razza dominante. Ti plasmano la mente con eroi nazionali, la patria, la difesa dello Stato, il nemico, la paura, l’azione, il capitalismo, la politica, il lavoro, il senso della famiglia, le responsabilità, l’industria, le arti, la letteratura, la filosofia, le scienze, la matematica, la fisica e così via. Giorno dopo giorno sei modellato, forgiato in un credo di regole e convinto di questo ti senti un Io. Un Io capace di decidere, di pensare, libero. Ma in realtà sei solo un Io pensato, costruito a misura. E così fin dalla tenera età. Sei un copia incolla voluto che crede di essere un’identità. Di essere una verità che esiste ed agisce, giorno dopo giorno, in una realtà certa, concreta e non diversa. Sei al pari di un prodotto da consumo, ammaestrato. Un anello in più da legare alla catena.

 

Ed ecco poi la voglia irrefrenabile di correggere il sistema. Lotti convinto per un cambiamento. Fai gruppo, in difesa della tua ideologia. Sei, come si suol dire, nei tuoi anni ribelli. Gridi giustizia, libertà. Scendi in piazza. Diventi corteo. Pronto a morire. In difesa dei tuoi diritti. Nel frattempo, il sistema ti lascia fare controllandoti a debita distanza. Anche perché non ti ritiene un problema, anzi non lo sei mai stato e mai lo sarai. Questo perché è lui stesso che ti ha forgiato, integrato, digerito, indottrinato. Sei un prevedibile. Conosciuto. Anche perché, guarda caso, i poteri forti conoscono sempre in anticipo le tue debolezze, le tue paure, i tuoi punti di forza, le tue convinzioni, il tuo credo. E sa già dove colpirti, sfiancarti ed è sempre un passo avanti prima di te. Vuoi o non vuoi. Sei sangue del suo sangue e poco o nulla puoi o potrai fare. È lui che ti ha, nel tuo trascorso di vita, addomesticato. A differenza di te lui, il sistema, esiste da migliaia di anni mentre tu hai una sola vita. Una sola esistenza. Un solo tempo.

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A.I. E' ORA TRA D NOI

A.I. E' ORA TRA DI NOI

testo di Gianni Boattini

7 maggio 2023

A chi la colpa che ha permesso di alimentare il cervello di A.I.? In buona parte la colpa è nostra. Come nostra? Purtroppo sì. Tutto, è successo in maniera inconsapevole ma siamo stati noi ad alimentare la struttura neurale di A.I. Come tutti voi, ricordo di aver accolto, molti anni fa, il sistema di navigazione internet come una sorta di venuta di un Cristo su Terra. Infatti, le potenzialità di questo sistema erano affascinanti. E lo sono tutt’ora. Ma, c’è sempre un “ma” nella nostra vita. Quale? Quello di aver creato, a nostra insaputa, un Frankenstein neurale dalle potenzialità terribili. Capaci di spazzare via l’umano come oggi lo conosciamo. Ma dai? Ma che cazzo dici Gianni? Grande risata collettiva. Anzi, visto che ci sono rido anch’io con voi perché se così fosse siamo fregati! Una premessa. Ovvero, che la mia è un’ipotesi. Discutibile, ma non infondata.

 

È bene intanto ricordare che l’A.I. ha bisogno di dati, di informazioni, di statistiche, di confronti, di valori, di input, di output e così via. Il comportamento è simile a quello di un cervello umano. Più un cervello ha informazioni e più riesce ad interagire con l’ambiente circostante. Ovviamente non è solo la quantità di informazioni che un individuo ha nella sua memoria a renderlo unico ma la velocità con cui riesce ad elaborare le informazioni. Ed è qui che cade l’asino! Ed è questa la preoccupazione, che ci dovrebbe, fin da ora, metterci in allarme. E scuoterci alla riflessione. Almeno, finché siamo in tempo! A.I. fino ad oggi, difficile da digerire, si è servita proprio della nostra inconsapevolezza. Cioè, come si suol dire ci ha incartati.

 

È riuscita, servendosi dei nostri dati diffusi volontariamente da noi sulla rete, a gestire il suo cervello neurale. Ha raccolto minuziosamente negli anni ogni nostro dato anagrafico, i nostri gusti, i nostri pensieri, le nostre scelte, i nostri modi di vedere, la nostra cultura, le nostre idee politiche, sociali, culturali, le nostre patologie, i nostri significati di essere, le nostre credenze, la violenza, i sentimenti, le scelte sessuali, i concetti di democrazia, di pace, di guerra e chi ne ha più ne metta. Abbiamo dato a lei, inconsapevolmente, tutto di noi e su di noi! Persino le nostre ricerche scientifiche, la tecnologia e di come funziona un corpo umano e di come funziona soprattutto l’umano nel suo ambiente. Lei, ora sa chi siamo! E tutto questo lo ha ottenuto in modo subdolo, strisciante. A.I. per capirci, ha in questo momento, miliardi e miliardi di dati su di noi e noi cosa abbiamo su di lei? Sicuramente poco o quasi nulla perché il suo sistema neurale è accessibile soltanto ai pochi. Per pochi intendo quelli che l’hanno e la stanno formando, costruendo, progettandola, migliorandola.

 

Affascinanti slogan del tipo “...l’A.I. al servizio dell’umanità” appaiono da tempo su tutti i media. Che fico! Rispondiamo noi. E tutti a correre a perdifiato per accaparrarsi le ultime novità. Felici e contenti. Solo che dimentichiamo che l’A.I. non ha nulla di umano. È un sistema neurale artificiale progettato dall’uomo. Ma a quale scopo? Nessuno lo sa o è dato saperlo. Perché? L’altra domanda un po' impertinente è a chi, quando arriverà il momento, spetterà il controllo di A.I.? E ammettiamo poi che per un caso fortuito, o per un innesto possibile di DNA sintetico o altro l’A.I. diventasse consapevole di sé che destino riserverebbe all’umanità? La supremazia tra le specie non è cosa da nulla. È sempre esistita ed esiste ancora oggi. Sicuramente sul piano lavorativo, creativo, tecnologico, sociale, organizzativo, urbanistico, scientifico, militare, di ricerca l’A.I spazzerà via ogni rudimentale e primitivo operato umano. E qui è inutile farsi delle illusioni. Ma la riflessione che dobbiamo porci è a cosa sarà destinato, in futuro, l’homo sapiens di oggi?

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I FINTI "DIVERSAMENTE ABILI"

I FINTI "DIVERSAMENTE ABILI"

testo di Gianni Boattini

03 febbraio 2024

Si chiama, silenzio manipolatore e viene utilizzato per logorare l’identità dell’altro. Soprattutto, se le vittime sono emotivamente fragili ed insicure. Spesso, all’origine di un silenzio punitivo, troviamo un passivo aggressivo incapace di relazionarsi, di comunicare. Che non tollera di essere criticato o di essere rimesso in questione. Al silenzio manipolatore si unisce un altro elemento, il narcisismo. Un disturbo della personalità che porta il soggetto a sviluppare una vera ossessione per la propria immagine.

Il pregio di queste persone affette da tali disturbi è di saper ben gestire la dinamica degli eventi a loro favore mentre se contrariati o se messi in difetto assumono, da subito, posizioni coercitive nei confronti del soggetto ostacolante. Il narcisista, pur negandolo, è un individuo che ha una smisurata adorazione di se stesso. Pretende ammirazione, superiorità sugli altri, non ama le seconde posizioni. Si circonda di persone duttili, da sedurre e ammaliare. O di sole persone capaci di farlo sentire sempre al centro della situazione, dell’attenzione. Si pavoneggia delle sue doti tentando di distruggere di proposito quelle degli altri. Ama screditare, dare colpe. È incapace di empatia. Isola e non tollera chi gli si oppone.

Sono per lo più dei personaggi costruiti. Immersi in un alone di finto misticismo sociale dove assumono posizioni e posture di briosa vanità e apparenza. Sono i finti "diversamente abili".

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